Il perdono come rivoluzione spirituale – Il Vangelo di oggi, 12 giugno 2025, ci consegna parole potenti, capaci di ribaltare logiche religiose e sociali consolidate. «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei…»: è un colpo al cuore di ogni legalismo che si accontenta dell’apparenza, del rispetto della norma, ma non tocca il cuore.
Gesù non condanna solo l’omicidio, ma l’ira, l’insulto, la parola che ferisce. È un salto etico che trasforma il Vangelo in uno specchio spietato e insieme liberante. Dire «stupido» o «pazzo» al fratello non è solo una questione di maleducazione: è un’offesa che rompe il legame, che uccide dentro.
Ma è la seconda parte del brano a dirci quanto il perdono sia prioritario: lasciare l’offerta sull’altare per andare a riconciliarsi. È quasi scandaloso: Dio non vuole il culto di chi tiene rancore. La liturgia senza riconciliazione è vuota.
In tempi di conflitti pubblici e privati, di tensioni sociali e famigliari, il messaggio è chiaro: la via del Vangelo passa dalla fatica del perdono. Non come debolezza, ma come scelta forte, personale e necessaria per costruire un Regno di pace vera.
La prigione, alla fine del testo, non è solo un luogo fisico, ma simbolo del cuore imprigionato dall’odio. Pagare “fino all’ultimo spicciolo” è il prezzo di chi rifiuta la via della riconciliazione. Oggi Gesù non ci chiede solo di essere buoni: ci chiede di essere liberi. Liberi dal risentimento, liberi di amare fino in fondo.