La preghiera più conosciuta e amata, il Padre Nostro, ci viene donata oggi da Gesù non come una formula da ripetere meccanicamente, ma come una vera scuola del cuore. In poche righe, il Vangelo ci insegna a pregare, vivere e perdonare.
Gesù ci mette in guardia da una preghiera fatta di parole vuote: Dio non si conquista con discorsi lunghi, né si convince con insistenza. Il Padre sa già di cosa abbiamo bisogno. Allora perché pregare? Perché la preghiera non serve a informare Dio, ma a trasformare noi stessi. È l’atto di chi si mette fiduciosamente davanti al Padre, accettando di ricevere, chiedere, lodare e perdonare.
Il Padre Nostro è una rivoluzione spirituale: ci fa entrare in una relazione familiare con Dio, che non è un sovrano distante, ma un Padre vicino, che ci ama. E ci chiama alla comunione: non diciamo “Padre mio”, ma “Padre nostro”. Ogni volta che preghiamo così, riconosciamo gli altri come fratelli.
Le richieste della preghiera sono essenziali e vitali: il pane quotidiano, la misericordia, la forza nelle tentazioni, la liberazione dal male. Nessun lusso, ma tutto ciò che serve per vivere da figli di Dio. E al centro, il perdono: riceverlo e offrirlo. È l’unico passaggio che Gesù commenta subito dopo: «Se voi perdonerete… il Padre vostro perdonerà anche a voi».
Questo Vangelo ci interroga: la nostra preghiera è fiduciosa o ansiosa? È sincera o ripetitiva? Ci porta a perdonare davvero? Ogni “Padre Nostro” può diventare un momento di conversione, se lo recitiamo con cuore aperto.
Gesù ci invita a tornare all’essenziale. E ci promette che, nel silenzio della preghiera semplice e vera, Dio ascolta e agisce, come un padre che ama.