La liturgia del 24 giugno ci conduce nel cuore della misericordia di Dio, che irrompe nella storia umana attraverso la nascita di un bambino atteso, ma non scontato: Giovanni il Battista. Questo nome, che significa “Dio è misericordioso”, non è frutto di un capriccio familiare né di una tradizione dinastica, ma di una scelta divina che sconvolge le aspettative umane.
La scena descritta dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,57-66.80) è densa di stupore e meraviglia. Zaccaria, dopo mesi di silenzio, ritrova la parola quando accetta e scrive ciò che Dio ha già stabilito: «Giovanni è il suo nome». Il nome non è un semplice appellativo, ma porta con sé una missione, un’identità profonda, un segno della volontà di Dio.
Colpisce l’insistenza con cui i parenti vogliono che il bambino si chiami Zaccaria. È lo scontro tra la logica umana, che si appoggia al passato, e la logica di Dio, che guarda avanti. Solo quando la famiglia si affida a questa novità, lo Spirito si manifesta: Zaccaria benedice Dio, la gente si interroga, e il bambino diventa profezia.
È così che nasce il più grande tra i nati di donna (cfr. Lc 7,28): nel silenzio, nella periferia, nella fedeltà di due sposi anziani che hanno creduto alla promessa. Giovanni cresce nel deserto, lontano dai riflettori, fortificandosi nello spirito, preparandosi alla sua vocazione di precursore. La sua esistenza sarà segno di rottura e annuncio, voce nel deserto che grida conversione.
Questo Vangelo ci provoca: quali nomi lasciamo che Dio scelga per noi e per i nostri figli? Siamo disposti a farci sorprendere dalla sua misericordia, anche quando rompe le abitudini? La fede vera nasce sempre da una novità accolta nel cuore, da un’attesa che si apre alla speranza.