Roma Cristiana

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Amare i nemici, la via della perfezione cristiana

«Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano». Con queste parole, Gesù ci conduce nel cuore più profondo e scomodo del Vangelo: l’amore che non si limita al prossimo, ma si estende anche a chi ci fa del male.

È facile amare chi ci ama. È naturale salutare chi ci saluta. Ma il cristiano è chiamato a ciò che non è naturale, a ciò che non nasce dall’istinto, bensì dalla grazia. È una strada alta, esigente, eppure liberante: la via della perfezione dell’amore.

Gesù ci mostra che il metro del nostro agire non può essere il comportamento degli altri, ma quello del Padre celeste, che «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni». Dio ama senza preferenze, senza condizioni, senza calcoli. E se vogliamo essere suoi figli, dobbiamo somigliargli.

Pregare per chi ci perseguita non significa approvare il male, ma desiderare la salvezza anche per chi ci ha ferito. È una scelta di libertà: non permettere che l’odio altrui ci condizioni, ma rispondere con la forza mite del bene.

L’amore cristiano non è buonismo né debolezza: è una potenza che disarma il male. È la forza della Croce, l’unica capace di rompere i circoli viziosi della vendetta, dell’indifferenza, della chiusura.

Gesù conclude con una frase vertiginosa: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Non si tratta di una perfezione morale senza macchia, ma di un amore pieno, universale, che include anche chi ci respinge. È questa la vera “straordinarietà” cristiana: fare il bene anche dove il cuore umano direbbe di no.

In un tempo in cui l’odio e la divisione sembrano prevalere, questo Vangelo è una chiamata urgente e profetica: torniamo ad amare. Anche quando costa. Anche quando non ne vediamo il frutto. Perché è così che si riconoscono i veri figli di Dio.